Un linguaggio sovrabbondante, mai minimalista o quotidiano, barocco, che ricorda certi cortili interni, certi stucchi dei palazzi della Napoli nobile. Se da una parte la scrittura viene posta come elemento di necessità, dall’altra viene messa in dubbio la sua capacità di esplorare la realtà, di uscire da un relativismo determinato e da una crisi soggettiva dell’io lirico.