Tra il fiato e i fiordalisi, l’istinto dell’esistenza e la ricerca di tutto ciò che, per valenze simboliche e allegoriche o tramite la capacità evocativa immediata di un profumo, trasporta in una dimensione altra, lontano dalla contingenza della realtà “concreta”. Tra questi due estremi, con un’impronta individuale e ben definita, si muove e spazia la poesia di Fortuna Della Porta, poetessa e organizzatrice di incontri e dialoghi che ruotono attorno al pianeta poesia, a Roma e non solo. C’è, nei versi dell’autrice, il gusto serio e divertito, profondo senza mai risultare pedante o artificioso, dell’invenzione e della “variazione sul tema”, per dirla con termini musicali. Alterna versi brevi e lunghi, metafore piane e accostamenti estremi, acrobatici, mai per il gusto della scena, ma piuttosto per dare forma di parole e di suono ad un’esuberanza che è ricerca di senso e di quel significato ulteriore che si trova, a volte, nella magia arcana delle cose, in quello spazio tra sogno e veglia, comprensione e meraviglia. L’autrice è conscia che è vano il progetto di dar misura al tempo: “Torna all’indietro la vita:/ l’orologio è sfinito” e “troppi sono gli opercoli che sfilacciano il passato”. Ma altrettanto bene sa che restano l’istinto e volontà, la scommessa dell’uomo che dirige il suo passo verso una direzione, una meta, un sogno di parole, immagini, ricordi e miti più veri del vero, “tutta la vita della Terra/ e la vista pur sempre fervida/ sui gigli amici, ancora un giorno roridi di polline”