Sembra voler confondersi il mare con l’io narrante, in uno scorrere di versi dalla equilibrata dimensione del dirsi, tutto teso ad un racconto che sia poesia, musica, messaggio, amalgama fisica e spirituale insieme, e infine severo risveglio della metafora.
“Le cose poi si fermano come una lettera d’amore / dimenticata in un libro di ricordi sbiaditi…” Ritrovare un diario ove la presenza di una realtà quasi dimenticata diventa storia non più sbiadita dal tempo, ma ricchezza di inesauribili note musicali che si avviluppano alle immagini e alle presenze.
Una suggestiva partecipazione alle “acque dell’umanità” sembra penetrare tra versi che raccontano una strana parabola, un sogno che avrebbe potuto inseguire con la sua fascinazione Gandhi, Luter King, Waangari Maathai, per proporre al mondo una utopica democrazia.
“Mi spinge la necessità. Mi sceglie / una breve incauta parola poetica, / fieramente sgusciata dalla rotaie dei suoni, / che folgora a ponente la piastra del sole, / dipinge l’incavo al plenilunio, / sgrana una margherita, / musica le attese di un bimbo che anela al futuro…” L’attrazione del comporre si esalta in una partecipazione al ritmo, che si fa testimone di segreti o di azioni, dove tutto ciò che si ascolta riesce a carpire l’essenza delle cose ed il turbamento, affiorando in flash-back e spiragli di soliloqui che indugiano e contemporaneamente arricchiscono la sospensione del dettato.
C’è una precisazione, ma c’è anche una inquietudine provata nel ricordo o nelle figurazioni che rappresentano ricchezza e varietà di meditazioni, tra malinconia e nuovo senso di allegria, tra la variabilità delle metafore ed una alchemica illusione di presenza/assenza.
Linguaggio registrato contraddistinto da una voce a volte monologante a volte rimbalzata nel brusio insistente della limpidezza.