Nata a Nocera Inferiore (SA) vive a Roma. Laureata in lettere si è dedicata all’insegnamento. Per alcuni anni è stata presidente dell’associazione nazionale Le Melegrane per la diffusione della poesia e ha curato il blog poetico andareverso.blogspot.it.
Ha pubblicato in versi:
Rosso di sera, ed. Il Calamaio, 2003
Diario di minima quiete, ed. LietoColle, 2005
Io confesso, ed. Lepisma, 2006
Mulinare di mari e di muri, ed. LietoColle, 2008
La sonnolenza delle cose, ed. LietoColle, 2010
Gramaglie e Frattaglie, ed. LietoColle, 2011
Metafisica dello zero, ed. LietoColle, 2012.
Un poemetto di circa 1000 versi, Canto Primo, è apparso sul periodico letterario Poiesis di Giorgio Linguaglossa.
Molti i testi in antologie, tra le quali William Shakespeare, I sonetti, patrocinata dall’università di Berlino.
In prosa:
Scacco al re, teatro, ed. Carta e Penna, 2006
Ritratti, racconti, ed. Oèdipus, 2007
Ragnatele, romanzo, ed. ilmiolibro, 2017
e-book:
Labirinti, e-book, kultvirtualpress, 2007
La casa di Gaia, La Recherche, 2012.
L’imperscrutabilità dell’essere è il nucleo tematico delle sue raccolte poetiche, con la mente subito bloccata, la penna immediatamente reticente. La fatica di tentare l’inesprimibile è vana sia dal punto di vista concettuale che stilistico, tanto che la chiusa asprezza del linguaggio soprattutto delle prime composizioni viene assunto a canone della poetica. Non si afferra con la mente e il lessico che un criptico vuoto, un negarsi delle cose, mentre prosegue la domanda di come la poesia possa esprimere le grandi questioni dell’uomo
(Antonio Spagnuolo)
Nessuno, parla mai della morte o, se capita, leggiamo accenti sempre estremi: velare la morte è una costante della nostra civiltà occidentale, un fatto del quale si deve tacere o se proprio se ne parla bisogna farlo con accenti estremi (anche perché la nostra civiltà è quella della morte estrema, insensata e insensatamente violenta). Fortuna Della Porta invece ne parla come un fatto della vita, senza cesure, senza drammi, senza estremismi, servendosi anche dell’archetipo accogliente e insieme misterioso del mare (che è anche un archetipo della vita).
(Gianmario Lucini)
La poesia si muove in una topografia di rovine, esibendo un plurilinguaggio con l’abilità di un rhetoricoeur, improvvisando paronomasie e anafore, introducendo senso e determinando cortocircuiti tra suono e suono; mima il senso, un senso plausibile ed effimero, scommette sulla analogia e sulla paronomasia.
(Giorgio Linguaglossa)