Questa poesia, così, riesce a farsi unguento e resistenza contro la violenza universale, lo sgomento cosmico, la corruzione della coscienza (i mali più crudeli dell’uomo di ogni cielo e d’ogni condizione) perché essa varca i confini della nostra finitudine, sostenuta com’è da un’ansia d’eterno e d’assoluto e forte di quella capacità di mostrare lo stupore che s’alza da ciò che ci sta intorno. Sicché si fa mirabile, nel mistero vasto che ci avvolge, l’essere stesso che ci passa accanto, che incrocia il nostro sguardo di purezza e di libertà verso la prima luce, quella che, nell’Omeros di Derek Walcott, mette in moto Achille e lo penetra dell’immensità del mare, perché contende alle tenebre sui Carabi lo spazio e il tempo della vita.